La salagione è una tecnica di conservazione degli alimenti che sfrutta le proprietà antisettiche e disidratanti del cloruro di sodio, il sale comune.
I microorganismi, immersi in una soluzione più concentrata, per osmosi perdono acqua fino a disidratarsi e morire.
Sembra che la più antica testimonianza di uso del sale per la conservazione del cibo risalga a circa diecimila anni, fa lungo le rive del fiume Nilo, nell’attuale Sudan. E’ quello che ha dimostrato un recente studio pubblicato sul Journal of Archaeological Science.
Circa diecimila anni fa, la valle del Nilo era occupata da gruppi di cacciatori-raccoglitori-pescatori che si dedicavano alla pesca nel grande fiume.
Il Centro Studi Sudanesi e Sub-Sahariani, diretti da Donatella Usai e Sandro Salvatori e con la collaborazione delle Università di Milano, Padova e Parma, ha condotto scavi archeologici nel Sudan Centrale. I resti rinvenuti, lasciati dalle popolazioni del Mesolitico, hanno suggerito che la pesca contribuiva per più del 90% all’alimentazione della popolazione. La presenza di cloruro di sodio su alcune di queste ossa rende plausibile l’ipotesi quel sale fosse stato aggiunto appositamente per salare il pescato e conservarlo in contenitori di ceramica in quanto non è giustificabile con processi naturali di deposizione.
La scoperta ha grande rilevanza dal punto di vista antropologico: la possibilità di conservare cibo favorì il passaggio ad una vita più sedentaria, con conseguenze sull’organizzazione sociale e la crescita demografica delle comunità.
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